La valutazione logopedica si articola in più momenti: la raccolta anamnestica, il colloquio con i genitori e la valutazione diretta del bambino. Durante quest'ultima fase, il bambino viene osservato e coinvolto in attività strutturate o semi-strutturate, pensate per esplorare le sue abilità comunicative, linguistiche e cognitive.
Le proposte sono sempre presentate in forma ludica e si alternano a momenti di gioco libero, per favorire un clima sereno e collaborativo.
Al termine del percorso valutativo – che solitamente richiede più sedute – viene effettuata una restituzione ai genitori, durante la quale si condividono i punti di forza e le aree di fragilità emerse. Questo momento è fondamentale per delineare un eventuale percorso di intervento personalizzato, costruito su misura per il bambino.
Rivolgersi a un logopedista non vuol dire che necessariamente sarà attuato un trattamento riabilitativo.
In base a ciò che emerge durante la valutazione, possono delinearsi più strade:
Counselling alla famiglia: in alcuni casi potrebbe essere sufficiente fornire una serie di consigli alla famiglia in modo da poter attuare a casa le stimolazioni adeguate per lo sviluppo linguistico del bambino, si concordano inoltre incontri di monitoraggio per valutare l'andamento dello sviluppo comunicativo;
Trattamento logopedico indiretto: i genitori vengono inseriti in percorsi di "Parent training", dove vengono guidati nell'interazione con il bambino;
Trattamento logopedico diretto: trattamento riabilitativo diretto sul bambino.
La scelta della modalità e della frequenza degli incontri viene definita in base alle caratteristiche del bambino e delle difficoltà riscontrate durante la valutazione. Il percorso viene proposto dall'operatore e concordato con la famiglia e può essere modificato nel tempo in base agli obiettivi raggiunti o a nuove esigenze.
La durata del trattamento può variare molto e dipende da tanti fattori, tra cui le difficoltà del bambino e il loro grado di severità, l'età a inizio del trattamento, la frequenza delle sedute, la costanza del lavoro anche nell'ambiente familiare e scolastico.
Il trattamento non è sempre continuativo. In alcuni casi si procede per cicli di trattamento, intervallati da periodi di monitoraggio o pausa attiva, in cui si consolidano i progressi a casa o a scuola.
In conclusione, non esiste una durata standard, ogni percorso è personalizzato e può essere più o meno lungo in base alle caratteristiche individuali del bambino, all'ambiente e agli obiettivi da raggiungere.
L'acquisizione del linguaggio è molto eterogenea, i bambini non raggiungono tutti le stesse tappe negli stessi tempi, ma se a 24 mesi un bambino non conosce almeno 50 parole, soglia che gli consentirebbe di iniziare a strutturare una prima grammatica tramite la combinazione di due o più parole, allora si inizia a parlare di ritardo di linguaggio. Le tappe condivise da tutti i bambini prevedono infatti un'esplosione del vocabolario tra i 18 e i 24 mesi di vita, un periodo nel quale il bambino è portato spontaneamente a indicare e nominare ciò che lo circonda. A tre anni un bambino dovrebbe essere in grado di rispondere in modo adeguato alle domande dell'adulto, esprimendosi per frasi comprensibili anche a chi non lo conosce. A quattro anni l'inventario fonetico dovrebbe essere completo.
Se avete dubbi riguardo la comprensione verbale, l'utilizzo dei gesti, il modo di pronunciare certe parole, lo sviluppo del gioco o la relazione che il bambino crea con i coetanei o gli adulti, è consigliato contattare precocemente un logopedista, in modo da valutare la situazione ed essere guidati all'inizio di un percorso oppure ricevere consigli su come comportarsi a casa.
Oggi è certa l'efficacia di trattamenti riabilitativi precoci, che promuovono le abilità socio-comunicative e linguistiche e aiutano a prevenire difficoltà di apprendimento. Intervenire precocemente consente di sfruttare adeguatamente la plasticità cerebrale, aiutando a modificare la traiettoria di sviluppo in modo da ridurre il gap che il bambino può presentare con i coetanei.
Sembra che il bambino non comprenda parole e ordini semplici;
A 2 anni: produce meno di 50 parole o ancora non ha iniziato a parlare;
A 3 anni: non viene compreso quando parla, non pronuncia bene alcune lettere o scambia le lettere all'interno delle parole;
Non ha una buona coordinazione motoria, scrive e disegna male;
In età scolare: ha difficoltà a scrivere e leggere, risulta lento, compie errori ortografici, ha difficoltà ad eseguire i calcoli matematici e a imparare concetti a memoria;
Fatica a restare fermo;
Fatica a restare concentrato;
Fa uso di frasi accorciate, con una grammatica molto semplice o scorretta.
Il primo colloquio è gratuito, se hai dubbi non esitare a contattarmi
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